
Oggi solleviamo un problema molto diffuso: la poca richiesta della sorveglianza sanitaria per i lavoratori agricoli.
È opportuno innanzitutto approfondire un fattore di cambiamento radicale dal 2020 sino ad oggi. Prima i lavoratori stranieri erano notevolmente meno mentre oggi sono nettamente aumentati. Si pensi che nel 2020 soltanto un lavoratore su tre era straniero.
Oggi, invece, il ricorso alla manodopera straniera, europea ed extra-europea, tra i lavoratori saltuari e i lavoratori non assunti direttamente dalla stessa azienda è maggiore.
Tra i non assunti direttamente dalla stessa azienda il 45% dei lavoratori non è di nazionalità italiana e tra questi, a loro volta, una buona parte, il 64% proviene da paesi extra europei.
A comportare una differenziazione di sorveglianza sanitaria non è la diversa nazionalità dei lavoratori ma il loro ruolo ricoperto nell’azienda e il rapporto contrattuale che il lavoratore ha con l’azienda.
In particolare, la sorveglianza sanitaria può variare in base al rapporto giuridico che ha origine nel contratto di lavoro del soggetto.
I tre gruppi di lavoro nel settore agricolo
Esistono tre gruppi di lavoratori di cui tener conto nel settore agricolo:
- Lavoratori stagionali, ovvero lavoratori a tempo determinato, che sono resi idonei sulla base dei rischi presunti nelle schede di semplificazione della raccolta e quindi in presenza di rischi specifici generati da movimentazione manuale dei carichi, da rumore, da vibrazioni e da rischio biologico. Il lavoratore stagionale è colui che è “addetto a lavorazioni generiche e semplici non richiedenti specifici requisiti professionali”.
Essi sono generalmente occupati in operazioni manuali di raccolta e possono essere sottoposti ai rischi sopra citati.
Inoltre, i lavoratori stagionali prestano attività in più aziende nel corso dell’anno e hanno carichi di lavoro elevati e concentrati in un breve tempo con (spesso) insufficienti pause di recupero. Nella fattispecie coloro che ricoprono lavori stagionali sono in misura maggiore i lavoratori stranieri e spesso si scontrano con una mancanza di sorveglianza sanitaria proprio a causa del breve periodo di assunzione. - I lavoratori a tempo indeterminato o con rapporti di lavoro di maggior durata, che rientrano tra gli addetti a mansioni con rischi specifici (per es. rischio chimico, cancerogeno o rischio di guida di attrezzature ed apparecchi di sollevamento etc.) hanno l’obbligo di sorveglianza sanitaria prevista dal D.Lgs. 81/08 s.m.i..
- I lavoratori autonomi, al fine di tutelare la propria salute possono avvalersi della struttura operante per ricevere sorveglianza sanitaria, ai sensi dell’art. 21 D.Lgs. 81/08 s.m.i..
Questa fascia di lavoratori rappresenta una grande fetta di professionisti.
Essi sono esposti agli stessi rischi dei lavoratori stagionali e a tempo indeterminato e la loro facoltà di sottoporsi a sorveglianza sanitaria si traduce spesso in un esonero con un conseguente aggravamento di patologie lavoro correlate.
In quali casi è previsto l’obbligo di sorveglianza sanitaria per i lavoratori agricoli
L’obbligo di sorveglianza sanitaria è previsto in tutti e tre i casi precedentemente elencati, ovvero in presenza di rischi specifici valutati sia per i lavoratori a tempo indeterminato che i lavoratori a tempo determinato (lavoratori stagionali) che lavoratori autonomi.
Come abbiamo potuto vedere tra i lavoratori che spesso sono carenti di un’adeguata sorveglianza sanitaria rientrano i lavoratori stagionali e i lavoratori autonomi, pertanto, al fine di risanare questa importante problematica, occorre intervenire con una corretta informazione e sensibilizzazione per contrastare questa negligenza.
Quali sono le conseguenze in cui un lavoratore agricolo può imbattersi se non richiede un’adeguata sorveglianza sanitaria
Sappiamo che nel tempo sono stati registrati diversi casi di malattie professionali tra i lavoratori agricoli.
Soffermiamoci ad analizzare i dati di una regione indicativa, la Lombardia per esempio.
Dal recente studio del Sistema Socio Sanitario Regione Lombardia, pubblicato il 10 ottobre 2024, il 75,6% dei casi denunciati hanno patologie a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo; di queste un 50% sono patologie a carico della colonna vertebrale mentre tra i disturbi dei tessuti molli, nel 65% rientrano lesioni alla spalla, tra le patologie più frequenti.
A seguire si registrano: un 17,6% di malattie del sistema nervoso e l’1% dei casi rappresentano, invece, i casi di tumori che equivalgono a 286 negli ultimi 5 anni.
Tra le altre malattie più diffuse per i lavoratori agricoli rientrano quelle dell’apparato muscoloscheletrico come i disturbi dei dischi intervertebrali, la spondilosi e disturbi similari, mononeuriti arti superiori e mononeuriti multiple, il traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e arti superiori, le lesioni interne del ginocchio, le entesopatie periferiche e le artrosi che possono essere causate dal cattivo utilizzo dei carichi, dai movimenti ripetitivi in posizioni non fisiologiche, dai traumi ripetuti o dalle calzature non adatte.
Tra le altre malattie che si possono contrarre in ambienti lavorativi agricoli, se non sottoposti a dovute precauzioni, rientrano le malattie dell’apparato respiratorio, quali pneumoconiosi, asma bronchiale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, alveolite allergica estrinseca, rinite/oculorinite.
Infine, non meno importanti, possono insorgere alterazioni del ritmo sonno/veglia causato dal lavoro notturno, dalla variazione degli orari in base alle stagioni, dagli orari di lavoro prolungati. (stress lavoro correlato).
Pertanto, la sorveglianza sanitaria per i lavoratori agricoli è imprescindibile al fine di prevenire determinate patologie lavorative.
Il medico competente, nella fattispecie, può intervenire in modo efficace e preventivo, poiché conosce la realtà lavorativa e i suoi rischi e nel caso di particolari patologie può tutelare il lavoratore tempestivamente.
